casi particolari
Nell’arco della nostra attività abbiamo avuto modo di affrontare situazioni particolarmente complesse. Alcune hanno visto il recupero di interi ambienti, altre il recupero di opere d’arte ridotte in condizioni estreme. Oltre alla pluralità dei materiali e delle tecniche artistiche su cui si è concentrato il lavoro, si è trattato di affrontare aspetti e condizioni inerenti livelli storici, estetici e funzionali dei più complessi, in cui si è rivelato vincente il lavoro di squadra interdisciplinare, con il supporto di un’equipe di esperti dei vari settori e una Direzione dei Lavori illuminata. Questo ci ha dato modo di crescere professionalmente e di allargare la nostra rete di rapporti, conoscenze e collaborazioni.
saletta del fregio
Per chi decide di visitare la meravigliosa villa rinascimentale, “La Farnesina” alla Lungara, una volta arrivati nella Loggia di Amore e Psiche, in cui si resta rapiti e storditi dalla bellezza e dall’eccentricità dei festoni traboccanti fiori, frutti e ortaggi, nonché dalla magnifica presenza delle divinità, eternamente distaccate dagli sguardi dei visitatori, anche solo per rilassare il collo e distendere l’attenzione, ci si trova inevitabilmente ad appoggiare lo sguardo verso le due aperture in fondo alla Loggia; lì si apre un altro ambiente, decisamente più raccolto, più sobrio: la “Saletta del fregio del Peruzzi”.
Si tratta di un ambiente destinato a sala d’aspetto e, per quanto ne sappiamo, come luogo demandato alla lettura del testamento di Agostino Chigi. Il nome deriva dal fregio che corre in alto lungo le pareti e venne realizzato da Baldassarre Peruzzi nel 1508. Vi sono rappresentate le dodici fatiche di Ercole oltre a vari episodi mitologici che si susseguono senza soluzione di continuità.
La “Saletta del Fregio”, così come la si può ammirare oggi, è il risultato di una serie di vicende conservative, susseguitesi dal XVI al XX secolo che hanno dato luogo al suo attuale aspetto, unico nel suo genere.
All’infuori del fregio e dell’architrave realizzati ad affresco, con qualche rifinitura a secco, non rimane nulla a vista risalente al periodo peruzziano, in quanto il resto delle superfici è stato rimaneggiato in interventi postumi.
L’impegno e la complessità del lavoro di restauro, in assenza dell’originale aspetto, è stato proprio l’individuazione di una restituzione estetica dell’intero ambiente che tenesse conto delle vicende conservative e delle trasformazioni estetiche subite, senza incorrere in soluzioni arbitrarie o antistoriche.
L’intervento di restauro è stato possibile solo dopo un’attenta analisi storica, critica e metodologica, grazie ad un lavoro interdisciplinare di un’equipe di specialisti quali architetti, storici dell’arte, restauratori di beni culturali, chimici e fisici che ha permesso di giungere ad una riproposizione organica dell’aspetto della Saletta così come si presentava nella seconda metà dell’Ottocento.
Solo in seguito ad un lavoro delicato e complesso che tiene conto delle tecniche esecutive e dello stato di conservazione di tutte le superfici decorate (spesso gravemente compromesse da rimaneggiamenti e incidenti di varia entità e natura) è stato avviato un primo cantiere pilota poi esteso a tutta la Saletta.
Dallo studio dello stato di conservazione del soffitto e delle pareti, dalle tecniche artistiche impiegate e con il supporto della documentazione storica reperita, è stato possibile ricostruire la storia conservativa dell’intero ambiente, individuando alcuni interventi di restauro precedenti, primo fra tutti, quello voluto dal Duca di Ripalda tra il 1861 e il 1863, consistente nel rinnovo, a sue spese, delle dorature e dei toni del controsoffitto, che verrà completamente ristuccato, oltre all’esecuzione ex novo di una decorazione a trompe l’oeil : un tendaggio dipinto su carta applicata su muro, illusionisticamente appeso sotto l’architrave del Peruzzi.
Durante il cantiere è stata studiata la tecnica di esecuzione della carta dipinta e, grazie ai lacerti ancora presenti in situ e alle preziose fotografie Alinari e Braun (di fine ‘800 e primi del ‘900), è stato possibile affrontare il risarcimento delle intere porzioni lacunose.
In perfetta linea con la Teoria di Cesare Brandi, tutte le integrazioni, nel pieno rispetto dell’istanza estetica e storica, sono visibili ad una distanza ravvicinata e sono totalmente reversibili, restituendo quell’intero dell’opera d’arte precedentemente perduto.
L’applicazione della carta sulle pareti può trovare la sua giustificazione proprio nel tentativo di occultare le numerose ed incessanti crepe e lesioni sempre presenti sulle pareti di Villa Farnesina proprio per la sua natura: edificata sulle sponde del Tevere, su un terreno argilloso, facile agli smottamenti.
Quando nel 1927 la Villa passa allo Stato Italiano, le pareti della Saletta subiscono vari interventi di carattere strutturale, come il potenziamento degli architravi delle porte d’ingresso, con ingenti interventi di “cuci e scuci”.
Incidenti come la rottura dell’impianto di adduzione delle acque del bagno al piano superiore, provocano la percolazione di acque, oltre che sul fregio peruzziano, anche sulla carta dipinta, con ingente danno soprattutto per la decorazione a tempera estremamente solubile con l’acqua. Intere porzioni del partito decorativo del tendaggio dipinto vengono definitivamente distrutte anche con la realizzazione delle tracce orizzontali e verticali, fino a deturpare anche la zoccolatura, per l’apporto nella Saletta della corrente elettrica. Si perde così gran parte del disegno della mantovana che resta solo documentata dalle foto Alinari degli inizi del Novecento.
E’ proprio per esigenze di decoro che s’inizia la pratica di affiggere tessuti monocromi alle pareti, sostituendoli nel corso degli anni, come pratica di manutenzione.
Senza tenere in alcun conto ciò che restava della decorazione su carta sottostante, si continuano arrecare così innumerevoli strappi, fori, lesioni, oltre a lasciare in sito un’ incredibile quantità di attaccaglie.
La Saletta è stata sottoposta ad un iniziale cantiere didattico del fregio peruzziano eseguito dagli allievi dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (I.S.C.R.) a cui è seguito il totale restauro di tutto l’ambiente ad opera del Consorzio Recro (ex allievi dell’ I.S.C.R.) che ha riguardato anche il soffitto ligneo cassettonato dipinto e dorato, tutte le pareti della Saletta decorate a finto tendaggio dipinto su carta applicata al muro, nonché i portali e tutta la zoccolatura.
Committenza e Finanziamento: Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (IsCR)
RUP: Dott.ssa Marica Mercalli, Arch. Annamaria Pandolfi
Direzione Lavori: Dott.ssa Marica Mercalli, Arch. Annamaria Pandolfi
Direttore Operativo: Rest. BB. CC. Costanza Mora
Coordinatore per la Sicurezza: Geom. Rocco D’Urso, Arch. Rita Batacchi – IsCR
Gruppo di Lavoro ISCR: Rest. BB.CC. Federica Di Cosimo, Costanza Longo, Paolo Scarpitti
Progettisti: Dott.ssa Marica Mercalli, Arch. Annamaria Pandolfi, Arch. Bruno Mazzone, Arch. Rita Batacchi, Geom. Rocco D’Urso
Consulenza specialistica per la carta: Rest.BB.CC.: Donatella Pucci e Maria Vera Quattrini (IsCR)
Documentazione fotografica: Angelo Rubino, Paolo Piccioni – IsCR; Cristiana De Lisio – Consorzio Recro
Ditta esecutrice: Consorzio Recro – Direttori Tecnici: Cristiana De Lisio e Alessia Felici
Documentazione grafica: Alessia Felici e Cristiana De Lisio – Consorzio Recro
Opere Provvisionali: Eredi di Tabuani – geom. Alberto Srl
Collaborazioni: Rest. BB. CC.: Silvia Floriani, Chiara Munzi
Si ringraziano per la gentile collaborazione: Jacopo Russo, Giulio Porega, Rita Novaresi e Sergio Fella
Musica del video si ringrazia: Pentamerone Musical Ensamble – Bruno Sorani, Susanne Boehm, Tony Brunetti, Gianni Cilia, Daniela Evangelista, Leonardo Matttiello, Alessandro Mazziotti, Luigina Parisi, Giulio Porega